C’era una volta un mondo pieno di colori.
C’era una volta un mondo visto con gli occhi di un bambino.
L’opera pittorica di Gabriele Donelli , artista piacentino, spazia dai paesaggi ai ritratti.
L’artista, nelle sue vedute ci regala ricordi di luoghi amati e vissuti; mostra la bellezza e la calma di laghi, fiumi, osserva le case di paese, che, come in una lotta di altezze e in un tripudio di colori sembra vogliano superarsi l’un l’altra.
Non vi è paesaggio ove sia inserita la figura umana: i luoghi della natura, la città o i paesi sono gli assoluti protagonisti di queste vivaci tele.
Nei ritratti invece, l’artista si concentra sulla caratterizzazione psicologica di importanti personaggi dell’arte e della letteratura, donandoci una “lettura in profondità”; come se la sua pittura, a seconda dello stile adottato, simboleggiasse la verità del loro essere, celata dall’apparenza.
Molti paesaggi, dove sono visibili gruppi di casette accostate, sembrano risentire dello stile di Giacomo Malfanti; infatti Donelli frequentò il suo studio fin dall’età di quattordici anni.
Nelle opere dell’artista ritroviamo, come in quelle del maestro, le forme semplificate degli edifici, realizzati con poche ed essenziali linee; Donelli le arricchisce con tonalità particolarmente accese, vicine allo stile fauvista di Matisse e Derain.
Infatti, proprio come i Fauves, all’inizio del novecento trasformarono i loro sentimenti in colori, facendo uso di una gamma cromatica non naturalistica, allo stesso modo sembra fare Donelli per potersi esprimere pienamente.
Queste case, sembrano quasi prendere vita nei loro colori brillanti: è una pittura emozionale quella dell’artista, che crea un senso di gioiosa e giocosa serenità nell’osservatore.
Pur nella stesura piatta delle tinte, gli edifici paiono in movimento, come se volessero acquisire maggior spazio nei luoghi in cui si trovano.
In Case vicino al fiume ad esempio, i colorati edifici sembrano compenetrarsi l’un l’altro, donando alla scena una connotazione in parte futurista.
In Desenzano del Garda, la scena appare divisa in due parti: il lago dalle calme acque smeraldo nella parte inferiore della composizione, le barchette sulla destra e sopra le vivaci casette dalle forme geometrizzanti: la scena è pervasa da un senso di calma ed armonia di una silenziosa mattinata estiva.
Molto diversa un’opera di parecchi anni precedente, Casolari in prossimità della colline del 2001; l’immagine è intrisa da una sensazione di sospensione temporale, data dai pochi ed essenziali colori: il cielo azzurro dove trascorrono le bianche nuvole, il verde-giallo delle colline e i due casolari dai toni ocra .
Non solo vedute di lago e campagna, ma anche alcuni quadri dedicati a Venezia: uno di questi è dominato da toni caldi e aranciati, come se il sole stesse per tramontare e avvolgere con un caloroso abbraccio la bella città; in un’altra opera, una coperta blu notte e azzurro mare la protegge e incornicia.
Abbiamo inoltre una Venezia rappresentata con un taglio prospettico di impianto fotografico: con l’ombra delle imponenti abitazioni sul lato destro, come se si percorresse lo svincolo del canale a bordo di una della caratteristiche gondole.
In Carzano (2014), il cielo, reso con prepotenti macchie blu e rosse, dà l’impressione di piombare e comprimere le colorate casette sottostanti, che risultano quasi schiacciate e travolte dalle implacabili forze della natura.
Diversamente dai paesaggi,nei ritratti protagonista è la figura umana, isolata nella sua individualità,nell’intimità delle sue riflessioni e dei suoi turbamenti: in queste composizioni non è presente alcuna ambientazione né elemento decorativo: solo l’uomo davanti a sé stesso.
Lo stile di queste opere è piuttosto vario: alcune sembrano dominate da una matrice cubista che scompone e sfaccetta la figura, altre dai colori irreali, saturati, dal taglio fotografico di derivazione pop; altre ancora caratterizzate da una distorsione dei tratti, in una resa esistenzialistica alla Francis Bacon.
Molto suggestivo l’Autoritratto del 1994, con l’accostamento di due tecniche: pastello e acrilico.
Il volto umano appare segmentato a tratti di pastello, come a sottolineare il lento e continuo scorrere dei pensieri nella mente.
Alcuni ritratti sono dedicati al genio di Pablo Picasso, in particolare l’opera del 2007 ci dona un’immagine dalla caratterizzazione fotografica e dall’effetto coloristico pop; nel ritratto del 2009 viene invece rappresentato un Picasso di profilo, il cui volto, dall’espressione sfrontata e provocatoria, è segmentato da macchie di colore-sentimento.
Con una resa di derivazione fumettistica viene delineato il volto del poeta Eugenio Montale: nell’opera il fulcro della rappresentazione sono gli intensi e riflessivi occhi blu, con cui l’uomo osserva la realtà traendone suggestioni e ispirazioni per i suoi componimenti.
Nel ritratto di Francis Bacon come anche in quello di Van Gogh, le linee di colore che delineano le figure sono principalmente verticali e diagonali come a sottolineare pathos, il senso di isolamento e disperazione che caratterizza la vita e le opere dei due grandi artisti.
Di matrice picassiana appare l’opera Tre marziani in supposizione: attorno a un tavolo si radunano tre emblematiche figure, i cui volti sono scomposti alla maniera cubista, come a sottolineare la complessità e quindi l’incomprensibilità del loro essere.
Dall’esteriorità del dato visivo, all’interiorità dei sentimenti: colori e forme ci mostrano una natura vitale, palpitante di energia ed emozioni. Si passa dal sentimento della natura a quello dell’uomo, delle illustri personalità dell’arte e della letteratura che qui, tolgono la maschera di popolarità che le caratterizza svelandoci invece il loro lato più sensibilmente umano.
Mira Carboni